Il
concetto di biodiversità è complesso e articolato. Ne parliamo
in questa sede perché da un lato nel mondo di oggi essa è
pesantemente in crisi, dall'altro perché il commercio equo da sempre
lotta per difenderla e valorizzarla.
1. Che cos'è
Letteralmente
il concetto di biodiversità indica la diversità delle forme
di vita , la diversità con la quale la vita si manifesta sulla
terra.
Al di là di questa semplice etimologia, il concetto raggiunge una
elevata complessità.
L'accezione più nota di biodiversità è quella che
la concepisce come ricchezza di specie di esseri viventi. Essa è
tuttavia anche la differenza genetica che si trova fra organismi di una
stessa specie, quindi fra sottospecie, fra razze e anche fra popolazioni,
cioè fra gruppi di individui di una stessa specie che vivono nello
stesso territorio. Un certo grado di biodiversità c'è anche
fra individuo e individuo.
La biodiversità è fondamentale alla vita e al protrarsi
della stessa sul pianeta. È ciò che consente da sempre alla
vita di adattarsi agli stress e ai cambiamenti dell'ambiente, è
ciò che consente il protrarsi dell'evoluzione.
La
biodiversità è in crisi, perché l'estensione dell'ambiente
naturale si riduce, perché l'uomo raggiunge sempre più delle
zone prima intatte e ne altera gli equilibri ecologici.
La crisi della biodiversità è "il" problema ecologico,
quello più rilevante con cui l'uomo si deve confrontare.
La
scomparsa di specie animali e vegetali rappresenta la perdita di un patrimonio
fondamentale, vuol dire cancellare la storia scritta dal fenomeno più
raro dell'universo, la vita, in miliardi di anni. Comprendere l'importanza
della biodiversità e la necessità di difenderla è
una questione culturale, al pari di come lo è stato in passato
lo sviluppo della sensibilità volta al rispetto e alla tutela delle
opere d'arte prodotte dalle generazioni precedenti. Accettare che qualcuno
elimini delle specie viventi è come permettere che si giochi a
freccette con la Gioconda.
Contro
la biodiversità oggi vanno:
·
La distruzione e l'alterazione di habitat
· lo sfruttamento indiscriminato delle foreste
· lo sviluppo di monocolture estesissime in luoghi prima coperti
da vegetazione e la diffusione di una agricoltura che utilizza un numero
ridotto di specie, standard per qualsiasi luogo, e magari geneticamente
modificate
· gli stress ambientali prodotti da aperture di miniere e o estrazione
petrolifera
· altre azioni di disturbo (strade, ecc.)
· l'eccessiva crescita demografica
Tutto
ciò è spesso causato e permesso da ingenti interessi economici
di grandi gruppi e di speculatori, che si giocano in borsa il futuro del
pianeta, fedeli all'idea che se è economicamente giusto e buono
lo è anche globalmente. Purtroppo non è così, altrimenti
i problemi sarebbero molti meno.
Il
CoES è da sempre a favore della biodiversità e da sempre
lotta per tutelarla.
Il CoES infatti sostiene progetti di sviluppo agricolo che mirano ad utilizzare
e diffondere specie locali e non ad imporre varietà standard.
Così succede con la Quinua, col Guaranà, con il riso.
Il CoES lotta per rispettare l'ambiente perché esso è visto
come patrimonio della gente che lo abita. La produzione equa non è
finalizzata al massimo profitto, ma a portare benessere a chi la produce.
La produzione è un mezzo non un fine. Questo porta con se' un rispetto
maggiore per gli strumenti di produzione e quindi per il territorio e
l'ambiente.
C'è
infine un'accezione più ampia e originale di biodiversità,
che è legata alle precedenti, perché si origina dalla stessa
fonte: è la biodiversità culturale. Ogni popolo, oltre che
diverso geneticamente, è diverso per usi e costumi, perché
ha alle spalle una storia diversa e perché è vissuto in
un luogo diverso. Oggi è fortissima la tendenza omogeneizzante
che annulla le differenze e impone un modello culturalmente omogeneo.
Fare CoES significa rifiutare questa omogeneizzazione e impegnarsi a tutelare
tutta la biodiversità , anche quella culturale.
In
questo contesto parliamo della Quinua perché è il prodotto
più rappresentativo dell'attenzione che il CoES accorda al problema
della biodiversità
Quinua
un alimento antico e nobile
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La quinua (Chenopodium quinoa) è una pianta appartenente alla famiglia
delle chenopodiacee (spinacio, barbabietola), originaria del Cile e del
Perù. Esiste in numerosissime varietà, tutte con delle caratteristiche
particolari e utili a far tollerare a questo vegetale le più diverse
condizione ambientali e cliamtiche. La quinua viene coltivata da circa
5000 anni sui terreni pietrosi delle Ande, ad un'altitudine compresa fra
i 3800 e i 4200 metri. È una pianta adattata a vivere ad alta quota
e in condizioni di suolo e di clima particolari, quali sono quelle delle
catena andina.
I suoi semi, piccoli e rotondi, hanno un notevole valore nutritivo tanto
che la quinua, specialmente sugli altopiani, costituisce la maggior fonte
di proteine di alta qualità dal punto di vista nutrizionale e spesso
occupa il posto della carne nella dieta.
Conosciuta e apprezzata dagli Incas, era da essi considerata una pianta
sacra: nel periodo della semina spettava al re tracciare il primo solco
con una vanga d'oro e deporre il primo seme.
Proprietà
nutrizionali
Entriamo
più nel dettaglio delle sue proprietà nutrizionali.
Proteine
e aminoacidi
Contiene, e quindi fornisce a chi se ne ciba, una quantità bilanciata
nel modo ideale degli otto amminoacidi essenziali per l'uomo.
Il suo contenuto proteico varia (a seconda della varietà considerata)
tra il 10 e il 18 %.
Grassi
I grassi sono fra il 4,1 e l'8,8%.
Fibre,
sali minerali e vitamine
Contiene più fibre del riso e del frumento (mediamente 4,9%, più
o meno come l'orzo). Rispetto a questi ultimi e al mais contiene una maggior
quantità di calcio, fosforo, ferro e vitamine B ed E.
Carboidrati
I carboidrati della quinua (mediamente il 55,7 %), sono i più digeribili
fra quelli dei cereali di più largo consumo. Questo è dovuto
probabilmente all'alta concentrazione presente nella quinua di un importante
enzima (l'alpha amilasi) che contribuisce alla digestione degli zuccheri.
Gli
Incas erano consapevoli del valore nutrizionale di questa pianta: la coltivavano
abbondantemente, la ritenevano una pianta sacra e la chiamavano Chesiya
mama, il grano madre.
Il
valore nutrizionale di questa pianta non è sfuggito alle grosse
multinazionali alimentari, che hanno già investito miliardi per
selezionare la quinua e coltivarla con le tecniche da loro usualmente
utilizzate. Il principio di base seguito è chiaramente quello del
massimo profitto e del consolidamento della loro dittatura commerciale.
Il rischio è che la selezione faccia scomparire le diverse preziose
varietà di questa pianta e che vengano imposte colture, per così
dire, speculative in quelle zone, come le Ande, in cui non sono possibili
altre lucrative attività agricole. In tal modo ci sarebbe la chiara
possibilità per le multinazionali di estendere il loro dominio
economico-politico anche in zone oggi non ancora raggiunte, a tutto svantaggio
delle popolazioni locali, della loro indipendenza e del loro territorio.
Oggi
in molte zone delle Ande la coltivazione della quinua è stata soppiantata
dall'introduzione dei cereali più diffusi, che però, nelle
condizioni particolari là presenti, crescono male e non garantiscono
una riserva di cibo sufficiente alla popolazione.
La gente resta dipendente dal cibo importato e da prodotti coltivati altrove.
I cereali d'importazione inoltre, quali riso e grano, costano molto poco,
perché il prezzo è mantenuto basso dallo Stato. La quinua
coltivata soffre di questa concorrenza, perché costa di più.
È chiaro l'intento di non consentire agli abitanti delle montagne
di aumentare la loro indipendenza alimentare ed in generale economica.
Perché
la quinua equa e solidale?
In
sintesi
¤
Vuole sostenere l'attività economica delle popolazioni di piccoli
agricoltori dell'altopiano boliviano, per renderli più indipendenti
dal punto di vista economico ed alimentare e più padroni della
propria vita
¤
Vuole aiutare l'attività di questi contadini per consentire il
loro rafforzamento commerciale. Vuole così permettere loro di crearsi
uno sbocco stabile e sicuro sul mercato interno, ad oggi impedito dalla
concorrenza delle colture d'importazione, alle quali lo Stato impone prezzi
politici bassi
¤
Vuole promuovere lo sviluppo sociale delle popolazioni più emarginate
¤
Vuole difendere la biodiversità agricola, sostenendo la coltivazione
di una pianta tipica di quelle terre e adatta a crescervi. Rifiuta l'imposizione
del "cereale a tutti i costi"
Più
in dettaglio
Il
Commercio Equo si sta impegnando per sostenere il rilancio della coltivazione
della quinua da parte dei nativi e degli abitanti del luogo. L'idea è
di sviluppare un mercato interno di questo cereale finalizzato non ad
arricchire società straniere, ma a far mangiare di più e
meglio la gente del luogo. La disponibilità di un alimento prodotto
in uno stato andino può contribuire a liberare dalla dipendenza
da stati esteri l'economia e quindi la politica dello stato stesso. Sostenere
lo sviluppo di una simile coltura, e premere affinché sia gestita
dalla gente del luogo è la via fondamentale per avviare lo sviluppo
delle regioni e degli stati più depressi della catena andina.
In
Bolivia opera ANAPQUI (Asociacion Nacional de Productores de quinua),
che promuove e appoggia la coltivazione, la lavorazione e la commercializzazione
della quinua.
ANAPQUI cerca di promuovere forme autonome di organizzazione dei produttori
con un'attività permanente di formazione e informazione. In Bolivia
il prodotto non lavorato viene acquistato dalle organizzazioni regionali
che fanno parte di ANAPQUI; la lavorazione avviene a questo stadio (quindi
presso il luogo di produzione) e la quinua viene successivamente venduta
dalle organizzazioni regionali ad ANPQUI che la confeziona per il mercato
interno ed estero.
ANAPQUI offre al produttore un rendimento superiore a quello offerto dal
mercato tradizionale dell'intermediazione e comunque garantisce un prezzo
che consenta un livello di vita dignitoso ai contadini.
ANAPQUI si impegna anche a tutelare le differenti varietà naturali
della quinua.
Le centrali di importazione del Commercio Equo italiano dialogano con
ANAPQUI per l'acquisto di partite di QUINUA, da vendere nelle Botteghe
del Mondo, i negozi del commercio e quo e solidale. L'idea di diffondere
in Italia questo alimento vuole essere soprattutto un modo per sostenere
il neonato mercato della quinua in Bolivia e consentirgli di irrobustirsi
tanto da poter camminare con le sue gambe, e diventare davvero competitivo
e in grado di sopravvivere al confronto con l'importazione di altri alimenti.
Il commercio Equo, sostenendo ANAPQUI, lotta a favore della biodiversità
e a favore del miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni
dell'altopiano Boliviano del Sud.
SPECIALE
PASTA
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